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Si fa presto a parlare di condono edilizio...
27 Luglio 2003

Come nella migliore tradizione italiana, ogni governo che varca le soglie dei palazzi del potere ritira fuori dal proprio magico sacco dei progetti elettorali la questione del " condono edilizio ", ovvero il perdono ufficiale per tutti quelli che, in barba ad ogni minima norma e talvolta addirittura al buon senso, hanno ben pensato di tirar su quattro muri nel terreno di loro proprietà, sia esso in area edificabile o meno.
E' difficile capire cosa sia il fenomeno dell'abusivismo in una regione come la nostra dove il fenomeno è ben poco visibile, se non in qualcge garage o baracca tirata su senza i regolari permessi.
E' difficile immaginare quanto scempio possa portare una costruzione abusiva alla natura.
Bisogna spostarsi più a sud, magari lungo le spiagge delle nostre vacanze, per conoscere meglio il fenomeno.

Ritorniamo dunque a queste vacanze nel mio caso appena finite: meta del viaggio la Sicilia, terra di sole, di luce, di mare, di storia, d'arte e di case accatastate una sull'altra, a pochi metri dal bosco e magari con accesso diretto sul mare. 
L'autostrada che da Palermo scivola verso l'aeroporto costeggia tutta la costa. Un paesaggio mozzafiato, tra montagne arse dal sole che vanno a precipitare dolcemente nel mare che si colora del magnifico blu del cielo. Un isoletta con un antica torre, rudere di un carcere femminile, apre il golfo di Isola delle Femmine, quello subito successivo alla città. Un piccolo borgo di pescatori arroccato sulla punta, tra strette viuzze e antiche case bianche di calce.
La spiaggia e lunga e sabbiosa, dolce, il vento di infila tra i pini marittimi e produce un soffio, quasi a riprendere lo spumeggiare delle onde.
La spiaggia prosegue per chilometri, fino a quando si tramuta in roccia.
Scogli su cui le onde si infrangono, lottano e giocano tra loro in un continui turbinio di spuma bianca. Bianco candido che mano a mano, col proseguire della costa, si trasforma prima in bianco sporco e poi prende tonalità sempre più marroni. L'acqua si riempie di una fanghiglia marrone di alghe portate alla deriva, e l'aria perde il frizzante odore del mare per acquistare uno sgradevolissimo lezzo di spazzatura e di fogna.
Il paese di Carini è sopra la montagna, lontano, abbarbicato sulle pendici sotto le mura del possente castello.
Nella piana sottostante è tutto un brulicare di orrende ville, palazzi, palazzoni: cubi di cemento tirati su alla bene e meglio; i ferri del cemento ancora ben visibili su quasi ogni tetto, in attesa di una futura quanto improbabile elevazione.
Addentrarsi tra queste case è quasi un impresa: districarsi tra un labirinto di vie, costruite senza alcuna logica, cercando un quasi impossibile varco al mare, tra gli sguardi diffidenti dei proprietari delle case. Scarichi a mare, nessuna rete fognaria, rifiuti ovunque. 
E tutto questo per il boom delle case vacanza di una quarantina d'anni fa.

Un tratto di costa incontaminata è stato rovinato per sempre. 
Qualcuno ci ha provato con le demolizioni, ma nemmeno la legge è riuscita a battere i proprietari di queste case, che oggi sono ancora lì, magari in stato di abbandono, ma ancora lì.
E pensare che basti una legge, un condono per far diventare tutto questo scempio una regola fa veramente pensare che chi sta a Roma, nei palazzi del potere, se ne freghi veramente di tanto ambiente della nostra bella e unica penisola.
E tutto ciò per una manciata di voti in più: si sa, demolire porta via consensi, legalizzare le cose irregolari li fa aumentare, e allora meglio la seconda. Tanto all'ambiente ci penseremo poi.  

Marco Tarantino  



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