Cara Santa Lucia... Ti scrive una bambina di 50 anni fa 2 Dicembre 2002
Cara Santa Lucia,
Potrei essere una nonna, ma per ora sono solo una mamma
e sono stata anch’io una bambina, circa 50 anni fa.
Ricordo l’ansia dell’attesa la sera prima e poi al
mattino presto del 13 dicembre.
Mio padre mi faceva un piccolo falò tutto per me là
nei campi e tu, vestita stranamente, arrivavi attorno al
fuoco.
Arrivavi e sparivi, vestita di bianco, sembravi
evanescente.
Rientrata in casa, andavo nella stalla a prendere un
po’ di fieno e preparavo una ciotola d’acqua che poi
mettevo fuori dalla porta per il tuo somarello.
Con tutta la famiglia riunita intorno al grande camino,
aspettavo che venissero giù dalla cappa i dolci, le
caramelle, le arancine, che, per me bambina, che non
avevo niente di tutto ciò, erano già un grande regalo.
E poi veniva la notte che trascorreva inquieta perché,
all’alba, finalmente potevo ottenere ciò che avevo
chiesto.
Mi svegliavo prestissimo, che era ancora buio; allora
nella mia casa non c’era la luce elettrica, perciò
accendevo la candela, e potevo vedere i regali.
Erano ben poca cosa, se paragonati a quelli di oggi, ma
a me davano tanta gioia. Poteva essere una bambolina, un
libro, delle penne colorate, oggetti semplici e poco
costosi, perché soldi non ce n’erano, e quindi anche
tu eri povera.
Una volta ricordo, non fui soddisfatta, perché avevo
chiesto le avventure di Pinocchio, e mi regalasti un
libretto a fumetti e non il vero libro di Pinocchio che
io desideravo tanto leggere: evidentemente era troppo
costoso per le tue tasche.
Comunque il fascino di quei momenti lo ricordo ancora, e
auguro ai bambini di oggi di vivere la tua attesa con la
stessa intensità e la stessa gioia con cui io ti
aspettavo.
Buon lavoro, Santa Lucia. Cesarina Polo
Collaboratrice Redazione