Un Botto tra le Cicale: 10 anni fa moriva Borsellino 19 Luglio 2002
Il Giardino Inglese è un grande parco, uno di quei
parchi cittadini, originale nella sua struttura basata su
collinette, vialetti, alberi secolari.
Un parco nel centro di Palermo, un'oasi tra le
trafficatissime vie cittadine.
Era il 19 Luglio 1992, un afoso pomeriggio d'estate; le
cicale cantavano la loro monotona melodia all'ombra dei
grandi pini marittimi o dei grande ficus secolare.
Le giostre suonavano, tra le grida dei bambini festanti.
Ad un tratto un botto, quasi un fuoco d'artificio, in
lontananza.
Sembrano le prove per il festino " della santuzza
", la sfilata che in quei giorni occupava, come
ogni anno, le vie di Palermo.
Bastano pochi minuti per cominciare a rendersi conto che
non era un fuoco d'artificio: sopra al verde del parco
cominciano a passare elicotteri di ogni genere,
carabinieri, polizia, televisione... Per strada le
sirene si moltiplicano, e lungo le strade che circondano
il parco sfrecciano a tutta velocità camionette di
pompieri e forze dell'ordine.
Qualcosa era successo. La voce si diffonde, arriva anche
nel parco, al venditore di palloncini. Si sussurra sia
successo qualcosa di grave, un " attentatuni "
numero due.
Si fugge, ci si allontana, meglio non rimanerne
coinvolti.
Basta arrivare a casa, accendere la tv, per capire di
cosa si tratta.
Un automobile imbottita di esplosivo aveva troncato la
vita del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della
sua scorta, proprio davanti alla casa della madre, in
via d'Amelio, pochi passi dal paradiso del giardino
inglese.
L'ultimo dei grandi attentati della mafia, dieci anni
fa, un estate calda come questa, un 19 luglio difficile
da dimenticare.
La mafia infliggeva l'ennesimo colpo di grazia ad uno
stato incapace fino ad allora di reagire.
Dopo Giovanni Falcone, ucciso a Maggio lungo
l'autostrada che porta dal capoluogo a Trapani, a
Carini, dove oggi resta un segno rosso sul guard rail,
che si staglia sull'azzurro del mare che fa da sfondo,
era venuto il turno dell'altro giudice che più di tutti
si era battuto contro la malavita nell'isola.
Altre vite spezzate, che hanno permesso però allo stato
di risollevarsi e di riprendere in parte in controllo
della situazione.
Da allora molti sono i nomi illustri coinvolti nei
processi e arrestati per questi due attentati, che hanno
cambiato la storia italiana, ma la mafia è tutt'altro
che scomparsa.
Ha avuto il tempo di rinascere e di cambiare strategia:
basta attentati plateali, ora serve operare nell'ombra,
senza pericolo di avere alle calcagna indagini e
processi.
Ma giudici coraggiosi come Falcone e Borsellino non
smetteranno mai di esistere, come continueranno ad
esistere persone ignobili e disumane, come quelle che ne
ordinarono l'esecuzione.
E la guerra continuerà, così come è continuata
dall'unificazione d'Italia ad oggi.
Questi fatti sono raccontati dalla mia testimonianza
sul posto, dieci anni fa. Ero ancora bambino, ma
certi fatti rimangono impressi nella mente, e non vanno
dimenticati, per non ripetere errori del passato.