Sinceramente dopo la visione di questo film si
vorrebbe sottoscrivere il noto giudizio di
Fantozzi circa “La corazzata Potemkin”; perché
questo Perduto Amor è fin irritante nel suo
prendersi sul serio, nel suo snocciolare tirate
pseudo-filosofiche, nel suo squadernare
stucchevoli immagini da cartolina. Franco Battiato,
alla sua prima prova registica, mostra di voler
fare di testa sua, rifiutando i codici
dell’opera cinematografica. E tira fuori un
pasticcio senza capo né coda, e per di più
autoreferenziale e assolutamente non autoironico.
Le sequenze sono affastellate senza alcun senso
logico; i personaggi sono mal costruiti; non
sentivamo pronunciare battute così terribili dal
tremendo ( e alla fine similare ) “Prendimi
l’anima” di Faenza. L’unica cosa bella del
film, pare quasi scontato dirlo, sono i brani
musicali della colonna sonora. Ma, al contrario di
quel che persone ben più autorevoli di noi hanno
scritto, esse non contribuiscono affatto a creare
“una partitura per immagini”. Anzi, le canzoni
si mangiano totalmente il film, vanno per conto
proprio, vivono in una realtà separata dalla
parte visiva. Ma soprattutto il
“Battiato-Amarcord” ha un enorme difetto: non
ci emoziona mai. Non ci strappa un po’ di
commozione, non riesce mai a farci vedere il mondo
dagli occhi del protagonista: e per un film
(auto)biografico è una pecca difficilmente
scusabile.
Irritante
la citazione del Rex felliniano, e francamente da
annali scult la sequenza del maestro di tantra
vista col proiettore di casa. Gli attori scontano
una maldestra direzione: lo stesso, grande,
Gabriele Ferzetti risulta troppo caricato. Esce
comunque tutta la bravura di Donatella Finocchiaro
( già “Angela”con Roberta Torre).