Allen gira un film all’anno e mentre sui nostri
schermi passa questo suo ultimo Anything Else il
regista è già al lavoro sui prossimi progetti.
Questa tipologia produttiva ormai standard per
l’autore newyorkese non può non essere
individuata come il filo conduttore che lega
sotterraneamentetutte le opere alleniane ( spesso anche
molto distanti tra loro per tono, soggetto,
genere) degli ultimi anni. Se il regista dimostra
di possedere uno stile consolidato che gli
assicura immancabilmente di sfornare film tutti di
buon livello, piacevoli, divertenti,
contrassegnati sempre da una notevole confezione
per quanto riguarda musiche, recitazione,
scenografia, fotografia, certo non ci offre molti
indizi per rintracciare motivazioni più profonde
che giustifichino questa sua nuova realizzazione
più di altre. Tutto in fatti scorre lungo le vie
del già detto e del già visto e il film si
risolve in una variazione sui temi della nevrosi,
delle complicazioni nei rapporti tra uomini e
donne, degli amori (im)possibili. Una variazione,
lo ripetiamo, di gran classe, ma che nulla di
nuovo aggiunge all’universo alleniano e alla sua
ricognizione nei luoghi astratti dei sentimenti
interrotti e nei luoghi, più reali, del
sentimento per la sua NewYork. L’impressione è
che, se fino a qualche anno fa ( Harry a pezzi
1997 ) Woody si divertiva a rifare il cinema dei
suoi amati maestri ( Bergman e Fellini su tutti ),
oggi vada conducendo soprattutto una rivisitazione
di sé stesso, che piacerà sicuramente a chi
l’ha sempre apprezzato e solleverà invece dubbi
in chi guarda a lui con una certa diffidenza. Il
cast è scelto alla perfezione ( come sempre ).
Una segnalazione se la meritano la carica sexy di
Christina Ricci e il sempre strepitoso Danny De
Vito. Allen si ritaglia un personaggio riuscito,
illuminante su una certa America di oggi e per una
volta diverso ( in parte ) da sé stesso. Il ruolo
dell’alter ego del regista è affidato ad un
buon Jason Biggs ( American Pie ), che alcuni
hanno giudicato come l’erede perfetto del Woody
attore, ma che sinceramente ci pare ancora un
po’ acerbo.